950° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE NORMANNA DEL CASTELLO DI ADRANO
Sulla mostra: PIETRE E POTERE: IL CASTELLO NORMANNO DI ADRANO TRA STORIA E ARCHITETTURA
A cura del dott. Giuseppe Zammataro e dei volontari del SCU 2024/2025
In occasione dei 950 anni dall’edificazione normanna del castello di Adrano, il dottor Giuseppe Zammataro, storico dell’arte, in collaborazione coi giovani volontari del Servizio civile universale hanno allestito un’esposizione di testi antichi e moderni, corredata di immagini e vedute per raccontare la storia del prestigioso monumento. Tutto il materiale esposto appartiene al patrimonio della biblioteca comunale di Adrano “Comm. Rosario Russo” che nel 2026 compirà 100 anni di istituzione!
La mostra si è svolta dal 19 maggio al 6 giugno 2025 presso i locali della medesima biblioteca. Il percorso espositivo ha raccontato le fasi più importanti della vita del monumentale castello di Adrano a partire dall’ edificazione normanna sui ruderi di fortificazioni precedenti, passando dalla fase di contea a quella carceraria, e infine come sede del Museo archeologico regionale “Saro Franco”.
Ogni libro esposto è stato corredato da cartellino che indicava la collocazione all’interno della biblioteca e le informazioni essenziali, quali: autore, titolo e data. Ogni sezione tematica presenta un approfondimento storico dato dallo studio dei testi. L’evento ha visto il coinvolgimento dell’amministrazione comunale di Adrano, del personale della biblioteca e delle competenze dei giovani volontari, dando vita a un evento culturale accessibile a tutti e al servizio dell’intera comunità cittadina.
Di seguito riportiamo i contenuti curati dallo storico dell’arte Giuseppe Zammataro, che hanno accompagnato le sezioni tematiche dell’esposizione ai fini di divulgazione culturale.
L’INCERTA FONDAZIONE E L’ARRIVO DEI NORMANNI
Dal IX al XI secolo la Sicilia era governata dagli arabi che l’avevano divisa geograficamente in tre grandi valli: Val di Mazara, Val di Noto e Val Demone. Quest’ultima abbracciava una vasta area che dai Nebrodi si estendeva fino alla valle del Simeto, dove sorgeva il piccolo casale di Adarnu. Nel 1061 l’esercito dei normanni, guidato dal conte Ruggero d’Altavilla, sbarcò a Messina per liberare la Sicilia dagli arabi.
La conquista normanna dell’isola durò circa un ventennio, durante il quale Ruggero conquistò le città, istituì le contee e le diocesi cattoliche e nominò conti e vescovi vicini alla sua famiglia. Nel 1062 Ruggero proclamò Troina capitale della contea di Sicilia e vi si stabilì per circa 15 anni. Verso il 1070 i capi normanni Roberto di Enbrun e Ugo di Yersry, andando da Troina verso Paternò, passarono per il Simeto nei pressi del casale arabo di Bulichiel (Policello), uccisero il capitano arabo Albucazar e conquistarono il casale di Adarnu. In quegli anni venne edificato il castello normanno di Adrano su una preesistente torre saracena nel piano della cuba.
Negli anni a seguire, i normanni edificarono anche il castello di Paternò e quello di Motta Sant’Anastasia, creando una rete di controllo fortificata sulla valle del Simeto. La struttura del castello di Adrano è tipica delle costruzioni militari normanne con pianta rettangolare, muri spessi 2,50 m, coperture interne a volta, scale dentro gli spessori murari e impiego dei materiali locali, quali la pietra lavica in grossi blocchi squadrati con inserti di conci calcarei negli spigoli e nelle finestre.

GLI ANNI DELLA CONTEA
Sotto il dominio normanno, come scrive il geografo Idrisi nel 1154, Adernò era “un grazioso casale che si direbbe quasi una piccola città, sorge su una cima rupestre, è dotato di un mercato, di un bagno, di una bella rocca ed abbonda di acque. Esso è situato alle falde del Mongibello, verso sud”. L’espressione “bella rocca” citata dal geografo arabo indica l’esistenza di una fortezza, cioè di un castello ben fortificato.
Sotto il regno di Ruggero II, Adernò divenne contea e passò di mano in mano a parenti ed amici del sovrano. Tra questi è da ricordare la contessa Adelasia, figlia di Rodolfo di Montecanisio ed Avellino. Adelasia visse molti anni nel castello di Adrano, qui firmò l’atto di fondazione del monastero di Santa Lucia nel maggio 1158. Verso la metà del XIV secolo, il nobile Matteo Sclafani divenne conte di Adernò e nel 1398 la contea passò in mano ad Antonio Moncada. Da questo momento in poi la contea fu proprietà della famiglia Moncada fino agli inizi del XIX secolo.
Fu il conte Giovanni Tommaso Moncada a restaurare la torre ed edificare il bastione con quattro torri angolari. All’ingresso pose due leoni scolpiti in pietra lavica con lo stemma della famiglia Moncada. Durante gli anni della contea, il castello fu residenza dei vari conti che hanno amministrato Adernò e dintorni. Il piano terra del castello era adibito a spazio di servizio e deposito, diviso in due ambienti coperti da volte, doveva contenere una cisterna e delle vie di fuga sotterranee in caso di assedio.
Al primo piano era collocato l’ingresso principale nella facciata orientale. Questo piano aveva funzione militare con la sala d’arme e altri locali ad uso della guarnigione. Il secondo era il piano nobile della grande torre, nella cui parte settentrionale trovava posto l’aula magna e in quella meridionale due camere, una dotata di camino e l’altra con funzione di cappella palatina. Il terzo piano ha subito numerosi deterioramenti a causa della caduta dei soffitti, anch’esso era diviso in tre ambienti con funzioni residenziali. Il quarto piano era in stretta relazione col terzo, presenta tutt’oggi delle gallerie nello spessore murario che portano al terrazzo. I vari ambienti presentano finestre a feritoie, finestre a sesto acuto con strombature, scale in spessore murario e nicchie.

La Cappella Palatina
Uno degli ambienti più suggestivi dell’intero monumento è la cappella palatina, collocata al secondo piano del castello. Un ambiente piccolo, ma raccolto a unica navata.
È costituita da due campate sorrette da colonne a fascio con capitelli fitomorfi in pietra locale e coperta da due volte a crociera costolonate. L’attenzione del visitatore viene attirata dall’affresco del catino absidale raffigurante il Cristo Pantocratore.
Quest’opera è uno dei rarissimi esempi di arte medievale nella città di Adrano e viene datata agli inizi del ‘300. I terremoti e il degrado, che hanno interessato il castello in epoca moderna, hanno danneggiato gravemente gli affreschi della cappella in modo irreversibile. Nel 2013 la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania si è occupata del restauro della cappella palatina e in particolare dell’affresco del catino absidale, riportandolo per quanto possibile allo stato originale.
Al centro della composizione vi è il Cristo Pantocratore a figura intera che regge, nella sinistra, un libro e con la destra benedice; il Cristo è seduto e collocato all’interno di una mandorla, la quale è sorretta da quattro angeli con le ali spiegate. Le figure si stagliano su un fondo uniforme color oro, contornate da fasce rosse e bianche. Questa iconografia ha origini nella cultura normanno-bizantina del XII secolo e si perpetua in Sicilia fino al periodo aragonese nel XIV secolo.

DIPLOMA DI INVESTITURA DEL 15 SETTEMBRE 1354
Negli anni della contea, pochi furono i conti che vissero stabilmente in Adernò. Adelasia passò lunghi periodi nel castello di Adrano, ma morì a Caltanissetta verso il 1175. Matteo Sclafani fu spesso coinvolto in battaglie al servizio dei re di Sicilia, mentre i conti Moncada si spostavano periodicamente tra Caltanissetta, Adernò, Paternò e Palermo.
Quando il conte di turno era fuori Adrano, la contea veniva amministrata da capitani appositamente designati col compito di riscuotere le imposte, amministrare la giustizia e le rendite. Questi capitani risiedevano o svolgevano le loro funzioni di governo all’interno del castello.
Questo diploma di investitura, datato 15 settembre 1354, risale a quando la contea era in mano a Matteo Sclafani. Fu redatto dal notaio Tommaso Inchiulus e attesta l’investitura del castello al nobile Antonio Lancea de Cavellis, originario di Randazzo. Questa pergamena è il documento più antico appartenente al patrimonio della biblioteca comunale di Adrano sin dal 1984.
TRASCRIZIONE
a cura del cav. Paolo Vagliasindi Polizzi
In nomine domini nostri J. Christi amen: a nativitate eiusdem millesimo trecentesimo quinquagesimo quarto, die quinto decimo mensis septembris suprema indizione. Regnante sarenissimo domino nostro dicto Rege Ludovico D. G. illustris Sicilis et regni eius, anno tercio decimo feliciter amen. Nos Tomasius Inchiulus (I) Judex civitatum Sicilie marchio casteleonis de acquaritus et ubique dignitate, judex ordinarius et nogatarius publicus ae regimine totius Sicilis. Nupte testes subscripte ad hec, vocati specialiter et rogati presentes stipulantes presenzialiter. Notum facimus et testamur, quomodo dictus Antoniolus nobilis dominus Lancea de Cavello, et tunc mirificus miles tamquam capitaneus terre Adernionis, e castellaneus turris ipsius, nec non procurator et preceptor iurium provinciarum, el bonorum Adernionis sustinendi renimendi sustitentibus et pro magnifico et potente domino dicto Matteo de Plassano etiam pro absidione ponendo adversus hostes et cum dictam turris hosiliter occupantes recepisse de mandato magnifici potentis dicti domini Blasii de Alagona et munici (?) uncias auri vigintiquinque ponderis generalis a comunis spensis cuius judice turridione de culristo, et Simone de Stalis habitatoribus terre Randacii ae nunciis et sindacus universitatis dicte terre Randacii et assignantibus nomine et pro parte universitatis eiusdem diebus exolvendis integraliter exibitum semper, dictus dominus Lancea dicte universitatis in terris comunis aeformas expressatas dominus Blasius comes balius at curator bonorum constituendi et illustris dominis ducei archivarium neopatrie vel baliatus curatorius nomine dicti ducis promisit et convenit per dictum nostrarium et contracto tamquam persona publica pro eodem universitate solventi et stipulante se curatim et curaturum cum effectu omnis exceptionis remotaque recuperata dictam turrim de proventibus et redditubussupra dictis facere solvi dicti universitate ipse dominus. Omnino atque forma dictam unciam auri sessaginta quinque pro ut ugualia latius convenerunt pro guadam nota puta indepata manu mei praedicti interrogati undecimo die mensis aprilis et inditioneque decimaquinta praeterita, nec non ipsa alia manu idem nostrarius cautela tenetur nominibus supra dictis eidem universitati in alias uncias auri ventiquinque pro stipendiis et expensis non nultorum equitum et armigeris per quos dicta universitas tribuit et excoluit jus recuprazionem (o -is ?) dictarum terris pro quibus exolvendis praedictus dominus Lancea per dictum dominum comitem Matheum dicte universitatis dictus dominus, proventibus a publico fidejussore (1) immune predictum virum magnificum vicarium D.us Tommasio Grasso (2) praesens presentibus et petentibus et a cunatis purditis viris Joanne Bivaca Antonius de currenti et Jacobo Lancea habitatoribus dicte terre Randacii et sindacus dicte terre hic legittime constituti. Nobilis dominus Gerardus Bonsuli miles arciarum et modo capitaneus dicte terre Adernionis ae castellanus dicte turris superioris (3) nec non presentialiter praeceptor juricem presentorum et redditum Adernionis et terinente sui (?).
TRADUZIONE ITALIANA
Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, amen: nell’anno 1354 dalla sua nascita, il quindicesimo giorno del mese di settembre, indizione suprema. Sotto il regno del serenissimo nostro signore, detto Re Ludovico, per grazia di Dio illustre Re di Sicilia, felicemente al tredicesimo anno del suo regno. Amen. Noi, Tommaso Inchiulus (?), giudice delle città di Sicilia, marchese di Casteleone ed Acquarizie e ovunque per dignità, giudice ordinario e notaio pubblico sotto il governo dell’intera Sicilia, insieme ai testimoni sottoscritti, appositamente chiamati e richiesti, presenti e stipulanti di persona, facciamo sapere e attestiamo che il detto nobile signore Antoniolo Lancea da Cavello, allora valoroso cavaliere e capitano della terra di Adrano, e castellano della sua torre, nonché procuratore e amministratore dei diritti delle province e dei beni di Adrano, con l’incarico di sostenerli e mantenerli, e anche per conto del magnifico e potente signore Matteo de Plassano, per affrontare l’assedio contro i nemici che avevano occupato ostilmente la torre, ricevette, per mandato del magnifico e potente signore Biagio de Alagona, e del municipio (?) venticinque once d’oro di peso comune, a spese del Comune, tramite il giudice Turridione de Culristo e Simone de Stalis, abitanti della terra di Randazzo, messi e sindaci dell’università della detta terra di Randazzo, che le consegnarono a nome e per conto dell’università stessa, da restituirsi integralmente nei giorni stabiliti. Il detto signore Lancea, per conto della detta università, nei territori del comune e secondo le forme stabilite, e il signore Biagio, conte, balio e curatore dei beni da costituire, e l’illustre signore del Ducato, archivista di Neopatria o del baliato, come curatore in nome del detto Duca, promisero e concordarono, per mezzo del detto notaio e con contratto come persona pubblica per la medesima università, che saldava e accettava, di curare e far curare effettivamente, senza eccezioni e recuperata la detta torre, con i proventi e i redditi sopra menzionati, che la somma sarebbe stata pagata dalla detta università, dal medesimo signore. E in ogni modo e forma, la somma di 65 once d’oro, come concordato più ampiamente, per la cauzione nota come “guadam”, come risulta dalla mia scrittura, redatta l’undicesimo giorno del mese di aprile, nella quindicesima indizione passata, e con un altro atto, lo stesso notaio è tenuto, a nome delle persone sopra menzionate, a garantire alla stessa università altre 25 once d’oro, per gli stipendi e le spese di numerosi cavalieri e armigeri, tramite i quali la detta università contribuì e attuò il diritto di riconquista delle suddette terre, per il cui pagamento il predetto signore Lancea, per ordine del detto conte Matteo, in nome della detta università, si impegnò, con i proventi, e fu garantito da pubblico fideiussore, l’illustre vicario signore Tommaso Grasso, presente e confermante in atto, e con l’approvazione dei degni uomini Giovanni Bivaca, Antonio de Corrente e Giacomo Lancea, abitanti della detta terra di Randazzo e legittimamente costituiti sindaci della detta terra. Il nobile signore Gerardo Bonsuli, cavaliere delle Arci, e ora capitano della detta terra di Adrano e castellano della detta torre superiore, nonché attualmente amministratore dei diritti e dei redditi di Adrano e possessore dei medesimi…
IL CARCERE MANDAMENTALE
In epoca moderna, parte dei locali del castello fu adibita a carcere. Secondo Simone Ronsisvalle, il piano terra ospitava il carcere criminale e il primo piano il carcere civile.
Quando il conte Giovanni Tommaso Moncada edificò il bastione con le quattro torri angolari alla metà del XV secolo, parte del bastione fu sezionata per ricavare le celle di detenzione e i terribili “catodi”, nonchè fosse, nelle quali i detenuti morivano di fame.
Col terremoto dell’11 gennaio 1693, crollarono i soffitti del IV e del III piano del castello, ma i conti Moncada si disinteressarono della ricostruzione. I piani dell’edificio ancora fruibili furono sezionati per creare altre celle di detenzione: i detenuti vivevano in condizioni disumane, in un edificio decadente e in celle anguste, sorvegliati da un custode e nel totale disinteresse delle pubbliche autorità che li avevano condannati alla detenzione.
Tuttavia, capitava spesso, che qualcuno riuscisse ad evadere sfruttando le distrazioni dei custodi e la fatiscenza dell’edificio. L’adattamento del castello a carcere ne alterò profondamente gli interni, rendendo illeggibile la disposizione medievale degli ambienti.
I GRAFFITI DEI DETENUTI
Negli intradossi di alcune finestre del castello normanno di Adrano sono visibili i graffiti che i detenuti incidevano nel muro durante il periodo di detenzione. Così come al palazzo Steri di Palermo, anche all’interno del nostro castello sono rimaste queste testimonianze semplici ma dolorose di chi è stato rinchiuso tra le spesse mura e cerca redenzione o riscatto.
Tra i graffiti più antichi è possibile visionarne alcuni datati all’inizio del ‘700. La maggior parte dei quali riporta il nome del detenuto, una data o una croce spesso accompagnata da corone o teschi.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE “SARO FRANCO”
Nel 1958 il carcere mandamentale viene finalmente spostato e cominciano i lavori di restauro del castello normanno di Adrano.
Viene così inaugurato un nuovo capitolo nella storia centenaria del castello, non più luogo di detenzione, ma centro culturale che racconta la storia di una città.
Vengono restaurati i merli, consolidate le murature e rimosse le macerie dei vari crolli; vengono rimosse tutte le celle e gli scomparti carcerari facendo emergere l’antica divisione medievale degli ambienti; anche i soffitti del III e del IV piano sono sottoposti alla ricostruzione favorendo l’accesso al terrazzo panoramico.
Tra il 1959 e il 1960 viene allestito all’interno dei locali del restaurato castello, l’antiquarium statale, esponendo il primo nucleo di reperti archeologici rinvenuti dal prevosto Salvatore Petronio Russo e dall’archeologo Paolo Orsi; a questi si unirono i vari ritrovamenti archeologici nel territorio comunale.
E’ in questo periodo che si distingue la figura del professore Rosario Franco, che per anni raccolse con dedizione opere d’arte di ogni tipo (antiquariato, dipinti, sculture, etc…) secondo una concezione di museo che celebra la storia di Adrano dalle origini ai giorni nostri.
Oggi l’idea di museo è cambiata, e con essa anche la disposizione dei reperti all’interno delle sale del castello normanno, esso dispone attualmente di collezioni archeologiche, storico-artistiche, bibliografiche ed etno antropologiche, i cui reperti sono situati in apposite teche ed espositori.
Il visitatore si trova così immerso in un percorso suggestivo all’interno dei locali del castello, tra arte e storia locale, che culmina con l’affaccio del terrazzo panoramico da cui può abbracciare l’intero territorio adranita, dalla punta dell’Etna alla Valle del Simeto.


GLI SCRITTORI DAL ‘700 AL ‘900
Le prime forme di interesse culturale verso il castello normanno di Adrano fioriscono alla metà del ’700, quando gli studiosi locali cominciano a raccogliere le antiche memorie del loro passato. Inoltre, tutti i viaggiatori eruditi che hanno esplorato la Sicilia in questi secoli, visitando Adrano hanno sempre elogiato il grande castello al centro della piazza maggiore della città.
Intorno al 1750, il monaco benedettino Onorato Colonna descrive il “magnifico castello” con la torre e il bastione, circondato da un fossato pieno d’acqua scavato nella pietra lavica. L’unico accesso era la porta del I piano ad est che si raggiungeva tramite un ponte levatoio. Alla fine del ‘700 il principe di Biscari Ignazio Paternò Castello visitò Adernò e lamentò la rovina del castello con queste parole: “Osserverà nel centro di essa (Adernò) una bella torre dè tempi normanni, che fu l’abitazione de’ suoi conti, ed oggi serve per carcere de’ malfattori. Ma presto anderà in rovina sì bello edificio, non venendo curato per la lontananza del suo padrone”.
Nel 1820, l’avvocato Giovanni Sangiorgio Mazza pubblica “Storia di Adernò” nella quale attribuisce la fondazione del castello al gran conte Ruggero e antecedente a quello di Paternò e di Motta.
Il 5 febbraio 1900, per cura dell’archeologo Paolo Orsi, il Castello normanno di Adrano viene dichiarato monumento nazionale e gli studiosi locali e non, avanzano la proposta di spostare il carcere in un altro edificio, restaurare gli ambienti del castello e destinarlo ad uso culturale, tali richieste, peró, resteranno inascoltate fino alla metà del ‘900.
Al castello normanno di Adrano sono stati dedicati numerosi saggi ed articoli da vari studiosi in riviste specializzate, quali Raffaele Grillo nel 1954 e il prof. Giuseppe Agnello. Tra gli studiosi adraniti vanno ricordati il prof. Saro Franco che si occupò del monumento e del museo archeologico, il prof. Simone Ronsisvalle e Pietro Scalisi.
Tutti coloro che si sono occupati del castello normanno di Adrano auspicano che si eseguano studi più approfonditi da parte di specialisti di settore e scavi archeologici in sito per una maggiore comprensione delle fasi costruttive del monumento.

Libri sul Castello di Adrano
che si trovano nella Biblioteca comunale di Adrano "Comm. Russo"